Sono 350 le donne che lavorano nel porto di Genova, 400 con l’indotto: una realtà radicata in un ambiente prettamente maschile
Genova, 04-02-2020: 350 lavoratrici, 400 con l’indotto: sono i numeri del porto genovese "al femminile", uno spaccato dell’occupazione in un ambiente da sempre prettamente maschile. Di queste, però, operative sulle banchine sono solo una trentina, le altre sono impiegate negli uffici, nelle attività amministrative e gestionali. Sono i numeri emersi nel corso dell’iniziativa organizzata questa mattina dalla Fit Cisl Liguria al Cap di Genova
intitolata "Le donne del porto": le lavoratrici che raccontano le attività portuali dal punto di vista delle donne, tra difficoltà, ostacoli e conquiste. Presenti il segretario generale Fit Cisl Liguria Mauro Scognamillo e la responsabile coordinamento donne Fit Giulia Marzullo, la segretaria regionale Cisl Paola Bavoso e il segretario Fit con delega ai porti Davide Traverso. Interventi degli RLS di sito del porto Stefano Grasso e di Laura Amoretti, consigliera di Parità effettiva della Regione Liguria, con le conclusioni di Francesca Di Felice, responsabile nazionale Coordinamento donne Fit Cisl.
"Del numero complessivo delle lavoratrici del porto la parte del leone la fa l’Autorità Portuale con oltre cento impiegate – spiega Mauro Scognamillo – seguono Vte, Terminal Messina e via via gli altri (Terminal Sech, San Giorgio, Gruppo Spinelli, Stazione Marittima, Fuorimuro ecc)". "E’ nostra intenzione aprire il coordinamento donne delle lavoratrici del porto" aggiunge Davide Traverso.
"Il lavoro portuale è da sempre considerato maschile, rude, faticoso, difficoltoso, ma da tempo la presenza di personale femminile è in aumento anche nei reparti cosiddetti operativi – conclude Giulia Marzullo -. In questo seminario abbiamo inteso guardare questo mondo dal punto di vista delle donne che ci lavorano: quali sono le difficoltà, le problematiche e perché no, anche le soddisfazioni".