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CONFEDERAZIONE ITALIANA SINDACATI LAVORATORI

Carige: nessuna rottura delle trattaive da parte dei sindacati dei bancari

Banca CarigeIn merito alle notizie apparse sui quotidiani relative alla battuta d’arresto sulle trattative sindacali, intendiamo comunicare che parte di ciò che in esse viene affermato non corrisponde alla realtà dei fatti.

Evitiamo di commentare i dati della semestrale di bilancio e le valutazioni su di essi espresse perché ci riserviamo di farlo dopo aver analizzato le cifre più attentamente e con la necessaria calma. Notiamo soltanto che lo scenario aziendale illustratoci dalla controparte nel corso della trattativa sindacale è molto diverso rispetto a quello rappresentato nelle considerazioni attribuite al Presidente della Banca.

La trattativa con il Sindacato, apertasi dopo la presentazione del piano industriale, ha avuto fasi alterne, e ciò lo si deve esclusivamente alla incapacità aziendale di produrre progetti  realizzabili in tempi brevi e certi e di affrontare nel dettaglio persino quanto dall’Azienda stessa inserito nel piano industriale.

Gli incontri sindacali avevano individuato alcune linee guida, condivise tra le parti, che potevano essere riassunte nella necessità di affrontare contestualmente le problematiche relative alla richiesta aziendale riguardante i dichiarati e presunti esuberi (650 persone in arco di piano) e quelle legate ad una stabilizzazione del salario aziendale.

E’ del tutto infondata la notizia della richiesta di un premio per i lavoratori, che peraltro hanno il contratto scaduto da quasi tre anni e NON corrisponde al vero la notizia che le uscite riguardino unicamente persone che avrebbero la pensione piena.

Ricordiamo che l’azienda aveva richiesto alle OO.SS. l’obbligatorietà delle uscite alla prima scadenza utile, indipendentemente dalle penalizzazioni sulla pensione e aveva espresso la sfacciata richiesta di obbligare circa 100 donne ad accettare la cd. “opzione donna” (Legge Maroni) con un danno significativo sulla pensione percepita (ca. 35%) per tutto il resto della vita.

In pratica si richiedeva al sindacato di derogare alle proprie posizioni, sostenute in tutti gli accordi fatti a livello nazionale e sempre accettate da tutte le controparti, relative alla volontarietà delle uscite, procurando così un danno pesantissimo a centinaia di lavoratrice, di lavoratori e alle loro famiglie.

E’ completamente falso che il management vuole concentrare le risorse disponibili su chi rimane al lavoro, è vero anzi esattamente il contrario: l’Azienda, limitatamente ai soli collegi  inquadrati  nei Quadri Direttivi e nelle Aree Professionali, vuole affermare una riduzione strutturale del salario aziendale di circa il 15%, attraverso l’eliminazione di diverse indennità compreso lo straordinario, ricorrere alla mobilità selvaggia e introdurre molti altri pesanti sacrifici.

Nulla è stato detto circa la riduzione degli elevati compensi dei membri del Consiglio di Amministrazione, dei top manager e dei consulenti.

La rottura del tavolo, sia ben chiaro, é riconducibile esclusivamente alla volontà dell’Azienda: è dipesa dal fatto che si è presentata nella data del 31 luglio u.s. al tavolo con il sindacato, dopo lo svolgimento di svariati incontri nel corso di più mesi, rovesciando totalmente quanto fino ad alla riunione del 22 luglio convenuto.

Al Presidente della Banca e a tutti gli Amministratori vogliamo dire che è evidente che lo scontro che si vuole deliberatamente aprire con i lavoratori non favorirà quegli obiettivi che a parole si dicono di voler conseguire, ma aprirà la strada  ad altre scelte e strategie che potrebbero essere nefaste per tutti.

FABI – UNISIN/FALCRI – FIBA/CISL – FISAC/CGIL – DIRCREDITO - UILCA

 

 

 

 

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